L'orizzonte nel vocabolario De Mauro è la linea apparente, circolare, che segna i confini della visibilità a partire da un luogo d'osservazione e che corrisponde ai punti in cui il cielo sembra toccare la terra.
Questa immagine di un orizzonte sulla copertina di The nature of photographs di Stephen Shore mostra la complessità della fotografia.
La fotografia ha il potere di sostituire la realtà essendo un calco del mondo esterno; ma Shore ci suggerisce un aspetto ancora più misterioso: c'è una dimensione in cui realtà e fotografia possono interferire (l'orizzonte reale e la nave fotografata), una dimensione però che non è più quella della realtà (la nave evidentemente è altrove), bensì della narrazione (immagina una nave percorrere l'orizzonte). Questo è il mistero: ogni immagine del mondo esterno (percepito o ripreso) non è separabile dalla nostra risposta narrativa, anche minima come una semplice domanda (dove navigherà quella nave?).
Il 4 luglio del 1960 Piero Manzoni nella tipografia del quotidiano Herning Avis tracciava una linea di 7200 metri su un unico foglio di carta in bobina; l'opera sarebbe stata sigillata dentro un contenitore cilindrico di zinco e piombo. Manzoni progettava di produrre una serie di linee inscatolate come prodotti da supermercato e poi sepolte, linee che sommate eguagliassero la circonferenza terrestre. La linea è un oggetto della geometria, ci serve per spiegare scientificamente il mondo esterno e dominarlo. Invece la linea di Manzoni è trasformata in pura narrazione. È il processo quasi alchemico dell'arte concettuale.
L'orizzonte pur non essendo un vero e proprio ostacolo ha lo stesso effetto di arrestare lo slancio dello sguardo: è il limite del paesaggio. I fisici chiamano orizzonte degli eventi il baratro gravitazionale in cui cade la luce. Eppure possiamo superare il limite e arrivare addirittura all'infinito con l'immaginazione, come davanti alla siepe leopardiana: io nel pensier mi fingo...
L'ultima fotografia che Luigi imprime sulla pellicola della macchina che porta sempre con sé (come scrive Vanni Codeluppi in Vita di Luigi Ghirri) mette insieme gli elementi di questo breve percorso: orizzonte limite linea narrazione infinito.
L'evento naturale della nebbia ha cancellato l'orizzonte, il limite del paesaggio della campagna di Roncocesi. Il biancore è considerato un errore fotografico perché è una pienezza abnorme, incommensurabile di informazione, ma l'immagine è anche narrazione e narrativamente l'informazione abnorme è un infinito: l'evento naturale della nebbia mostra l'infinito. Il torrente Modolena che percorre verticalmente l'immagine non è un elemento geometrico, è una linea puramente narrativa come quella di Piero Manzoni, racconta un'immaginazione in cammino oltre la soglia dell'infinito.